domenica 29 aprile 2018
I TUOI OCCHI
Mi piacciono i tuoi occhi
di un colore particolare
per nulla banale
mi piacciono i tuoi occhi
quando sei seria
quando sorridi
ma anche quando sei triste
Mi piacciono i tuoi occhi
sinceri
profondi
leggeri
Mi piacciono i tuoi occhi:
intorno a loro ci sei tu
Ti guardo
li guardo,
mi è quasi impossibile
evitare di farlo
e cerco di capire
ciò che dicono
POETA
Un poeta:
colui che riesce a cogliere
l'aspetto onirico
di tutto ciò che è reale
trasformandolo in emozioni.
colui che riesce a cogliere
l'aspetto onirico
di tutto ciò che è reale
trasformandolo in emozioni.
lunedì 23 aprile 2018
LA FELICITÀ
La sento
mi accarezza la pelle
mi scompiglia i capelli
mi mette fretta
in mezzo al petto
mi fa camminare
sospeso da terra
e sorridente
gli occhi brillano
gettando luce ovunque
mentre sento
una musica stupenda
Annulla tempo e spazio
È qui e ora,
mentre scrivo
mentra parlo
mentre ascolto
mentre dormo
Figlia
di un sogno che si realizza
o di un gesto spontaneo!
mi accarezza la pelle
mi scompiglia i capelli
mi mette fretta
in mezzo al petto
mi fa camminare
sospeso da terra
e sorridente
gli occhi brillano
gettando luce ovunque
mentre sento
una musica stupenda
Annulla tempo e spazio
È qui e ora,
mentre scrivo
mentra parlo
mentre ascolto
mentre dormo
Figlia
di un sogno che si realizza
o di un gesto spontaneo!
lunedì 9 aprile 2018
GIMME FIVE
E ogni volta che ti guardo
mi domando chi di noi due
stia imparando di più
l'uno dall'altro
Tu
dai percorsi ginnici
che ti propongo
come fossero l'unico modo
per raggiungere un tesoro nascosto
Oppure io
dai tuoi occhi
concentrati e gioiosi
mentre li esegui
Tu
dalle creative spiegazioni
con cui cerco di rispondere
alla tua raffinata curiosità
Oppure io
dalla stessa tua curiosità
Tu
studiandomi
e imitandomi divertito
Oppure io
dal tuo modo incontaminato
solo un po' razionale
e delicatamente istintivo
di affrontare ogni situazione.
martedì 3 aprile 2018
BRITISH COLUMBIA (PRIMA PARTE)
Visto che è un mio sogno da sempre, ho deciso di scrivere qui alcuni stralci
del mio diario di viaggio.
La prima volta che ne ho sentito parlare penso sia stato ascoltando la canzone della bella casetta in Canadà; poi sono arrivate la tenda canadese, la canoa canadese, le giubbe rosse...
Oltre l'oceano, parlano inglese(in realtà anche francese) ma non sono gli Stati Uniti!
Meno spocchioso e appariscente, sebbene più vasto, a partire dalla bandiera: una foglia d'acero, e non tutte quelle stelle e quelle strisce.
Eccomi qua, il momento di incontrarti è finalmente arrivato!
Arrivo a Malpensa alle 5.15 e vado subito a fare il check-in, ho un triste presagio quando la Hostess mi dice(indicando il mio zaino):"questo lo devi portare ai bagagli ingombranti."
L'aereo per Parigi decolla in ritardo, causa ghiaccio in pista, così arrivo al Charles De Gaulle appena 40' prima del decollo del volo per Vancouver; e qui un primo piacevole imprevisto. Mentre sono in coda al controllo passaporti notando, anche a detta di molti compagni di sventura provenienti da tutto il mondo, la disorganizzazione transalpina, mi imbatto in un uomo attempato, che si dimostra da subito molto simpatico; ha un cappotto blu, scarponcini blundstone e una grossa borsa di paglia(di quelle che usano le signore per andare in spiaggia) vedendomi un po’ preoccupato mi chiede:”Where are you going?” ed io rispondo “Vancouver!”; gli si illuminano gli occhi e mi dice:”Oh! Me too!” la sua esclamazione mi ridà fiducia e infatti…passiamo i controlli e attraversiamo di corsa l’aeroporto come due maratoneti lanciati in solitaria verso il traguardo! Welcome on board!!!
Atterriamo in perfetto orario!
Altro imprevisto (in realtà il presagio avuto a Malpensa si avvera) il mio bagaglio non è arrivato e nemmeno quello di Mike che dopo avermi decantato le meraviglie del posto in cui vive mi invita ad andare a trovarlo e mi lascia il suo numero di cellulare e ci salutiamo. Questo incontro modificherà notevolmente il mio giro!
Eccomi a Vancouver, prendo lo skytrain che mi porta a Downtown; è una giornata grigia e piovosa…arrivo al mio albergo, mi sistemo e mi riposo per qualche ora; per poi uscire e farmi un giretto nella zona del porto…
2/12 VANCOUVER
Cielo grigio e pioggia.
Decido di andare a visitare il Vancouver Police Museum. Ci arrivo con calma, a piedi, percorrendo inizialmente la passeggiata lungo il porto per poi proseguire nelle vie del West end.
Il museo è interessante e si trova in una zona interessante, i cui abitanti appartengono alla classe medio-bassa. Qui mi rendo conto che tutto il mondo è paese, e anche in Canada, che appare sempre come un Paese con un senso di civiltà elevatissimo, si possono incontrare moltissime persone (anche anziane o disabili) che vivono per strada e rovistano nei cestini dell’immondizia. Con molti di loro, incrociandoli, c’è stato uno scambio di saluti, due parole o semplicemente un sorriso; unica eccezione: gli adolescenti, che camminano a testa e braghe basse(spesso fissando i loro smartphone) mostrando al massimo le loro mutande firmate!
Il mondo sarà anche bello perché è vario, ma anche constatare che ci sono degli aspetti simili ad ogni latitudine e longitudine, lo rende affascinante.
Granville island: il mercato coperto e i negozi proiettati verso il Natale.
Mi hanno incuriosito particolarmente la bottega di un costruttore di barche in legno, quella di un fabbro che crea decorazioni in ferro battuto, uno scultore che crea opere in legno e la bottega di un mastro vetraio.
3/12 VANCOUVER
Niente pioggia, molto freddo e il sole che inizia caparbiamente a farsi largo tra le nuvole a est dietro le montagne.
Parto in direzione MOA(Museum of Antropology), ci andrò a piedi(sono 15 Km facendo la strada più breve, ma quella la lascerò per il ritorno), costeggio la English Bay e mi incammino sul Burrard Bridge che mi porta a Kitsiland, da qui mi godo la bellezza dei grattacieli di Downtown con dietro i monti innevati.
Mentre sto camminando, una signora di mezza età vedendo che ho la macchina fotografica a tracolla mi chiede se ho fotografato la luna la notte prima(“a beautifull moon!”), ne approfitto per chiederle del MOA ma non lo sa, ipotizza che sia nella zona della British Columbia University (ed è vero) ma sono ancora lontano(più di quanto immaginassi).
Arrivo a destinazione in 3 ore e 30 minuti!!!
M.O.A.: molto bello e interessante, soprattutto la parte riguardante i tootem e quindi la cultura locale, ma anche quella legata agli altri popoli(Africani, sudamericani e asiatici) è ricca e molto articolata.
Finita la visita, faccio capolino al negozio(caldamente suggerito in quanto ci sono oggetti che non si troveranno altrove) ma scopro che è sufficiente andare in qualunque negozio di souvenir in Robson street per trovarli(Stupido io).
Rientro in albergo impiegandoci un’ora in meno rispetto all’andata soffermandomi solo quando, arrivando sul ponte che mi riporterà a Downtown, resto meravigliato vedendola illuminata.
Rientro in albergo e il mio zaino non è ancora arrivato, ma arriverà alle 18 ;-)
4/12 VANCOUVER
Stanley Park è a poche centinaia di metri dal mio albergo, purtroppo il tempo anche oggi non è dei migliori!
Giro liberamente, prima tenendomi sulla costa godendomi il paesaggio che mi si presenta aldilà del mare e poi addentrandomi nella folta e verdissima vegetazione. Trovo uno stagno intorno al quale ci sono tantissimi scoiattoli che si muovono furtivamente anche un po’ incuriositi dalla mia presenza.
Nel pomeriggio vado alla stazione degli autobus a ritirare il mio biglietto per andare a Victoria. Mentre sono nei pressi della Roger Arena supero due signore e mi succede una cosa che anche nei giorni scorsi mi è successa spesso: mi sembra che parlino italiano. Lì per lì pendo che sia frutto della mia immaginazione(come già successo ogni volta che ho avuto questa sensazione, erano semplicemente parole con un’assonanza simile a quelle italiane); rallento per farle avvicinare e…stanno parlando in italiano. Mi giro e sorridendo: ”Ma voi parlate in italiano?!” Una delle due, quella che poi si rivelerà meno chiacchierona mi risponde: ”Noi sì e tu?” Ribatto che io SONO italiano! E allora l’altra signora, mentre camminiamo, mi racconta che entrambe vivono a Vancouver da circa cinquant’anni e la storia della sua famiglia. Mi invitano ad andarle a trovare nel loro quartiere dove vivono molte persone di origine italiana. Le saluto e proseguo per la mia strada…
TO BE CONTINUED
La prima volta che ne ho sentito parlare penso sia stato ascoltando la canzone della bella casetta in Canadà; poi sono arrivate la tenda canadese, la canoa canadese, le giubbe rosse...
Oltre l'oceano, parlano inglese(in realtà anche francese) ma non sono gli Stati Uniti!
Meno spocchioso e appariscente, sebbene più vasto, a partire dalla bandiera: una foglia d'acero, e non tutte quelle stelle e quelle strisce.
Eccomi qua, il momento di incontrarti è finalmente arrivato!
Arrivo a Malpensa alle 5.15 e vado subito a fare il check-in, ho un triste presagio quando la Hostess mi dice(indicando il mio zaino):"questo lo devi portare ai bagagli ingombranti."
L'aereo per Parigi decolla in ritardo, causa ghiaccio in pista, così arrivo al Charles De Gaulle appena 40' prima del decollo del volo per Vancouver; e qui un primo piacevole imprevisto. Mentre sono in coda al controllo passaporti notando, anche a detta di molti compagni di sventura provenienti da tutto il mondo, la disorganizzazione transalpina, mi imbatto in un uomo attempato, che si dimostra da subito molto simpatico; ha un cappotto blu, scarponcini blundstone e una grossa borsa di paglia(di quelle che usano le signore per andare in spiaggia) vedendomi un po’ preoccupato mi chiede:”Where are you going?” ed io rispondo “Vancouver!”; gli si illuminano gli occhi e mi dice:”Oh! Me too!” la sua esclamazione mi ridà fiducia e infatti…passiamo i controlli e attraversiamo di corsa l’aeroporto come due maratoneti lanciati in solitaria verso il traguardo! Welcome on board!!!
Atterriamo in perfetto orario!
Altro imprevisto (in realtà il presagio avuto a Malpensa si avvera) il mio bagaglio non è arrivato e nemmeno quello di Mike che dopo avermi decantato le meraviglie del posto in cui vive mi invita ad andare a trovarlo e mi lascia il suo numero di cellulare e ci salutiamo. Questo incontro modificherà notevolmente il mio giro!
Eccomi a Vancouver, prendo lo skytrain che mi porta a Downtown; è una giornata grigia e piovosa…arrivo al mio albergo, mi sistemo e mi riposo per qualche ora; per poi uscire e farmi un giretto nella zona del porto…
2/12 VANCOUVER
Cielo grigio e pioggia.
Decido di andare a visitare il Vancouver Police Museum. Ci arrivo con calma, a piedi, percorrendo inizialmente la passeggiata lungo il porto per poi proseguire nelle vie del West end.
Il museo è interessante e si trova in una zona interessante, i cui abitanti appartengono alla classe medio-bassa. Qui mi rendo conto che tutto il mondo è paese, e anche in Canada, che appare sempre come un Paese con un senso di civiltà elevatissimo, si possono incontrare moltissime persone (anche anziane o disabili) che vivono per strada e rovistano nei cestini dell’immondizia. Con molti di loro, incrociandoli, c’è stato uno scambio di saluti, due parole o semplicemente un sorriso; unica eccezione: gli adolescenti, che camminano a testa e braghe basse(spesso fissando i loro smartphone) mostrando al massimo le loro mutande firmate!
Il mondo sarà anche bello perché è vario, ma anche constatare che ci sono degli aspetti simili ad ogni latitudine e longitudine, lo rende affascinante.
Granville island: il mercato coperto e i negozi proiettati verso il Natale.
Mi hanno incuriosito particolarmente la bottega di un costruttore di barche in legno, quella di un fabbro che crea decorazioni in ferro battuto, uno scultore che crea opere in legno e la bottega di un mastro vetraio.
3/12 VANCOUVER
Niente pioggia, molto freddo e il sole che inizia caparbiamente a farsi largo tra le nuvole a est dietro le montagne.
Parto in direzione MOA(Museum of Antropology), ci andrò a piedi(sono 15 Km facendo la strada più breve, ma quella la lascerò per il ritorno), costeggio la English Bay e mi incammino sul Burrard Bridge che mi porta a Kitsiland, da qui mi godo la bellezza dei grattacieli di Downtown con dietro i monti innevati.
Mentre sto camminando, una signora di mezza età vedendo che ho la macchina fotografica a tracolla mi chiede se ho fotografato la luna la notte prima(“a beautifull moon!”), ne approfitto per chiederle del MOA ma non lo sa, ipotizza che sia nella zona della British Columbia University (ed è vero) ma sono ancora lontano(più di quanto immaginassi).
Arrivo a destinazione in 3 ore e 30 minuti!!!
M.O.A.: molto bello e interessante, soprattutto la parte riguardante i tootem e quindi la cultura locale, ma anche quella legata agli altri popoli(Africani, sudamericani e asiatici) è ricca e molto articolata.
Finita la visita, faccio capolino al negozio(caldamente suggerito in quanto ci sono oggetti che non si troveranno altrove) ma scopro che è sufficiente andare in qualunque negozio di souvenir in Robson street per trovarli(Stupido io).
Rientro in albergo impiegandoci un’ora in meno rispetto all’andata soffermandomi solo quando, arrivando sul ponte che mi riporterà a Downtown, resto meravigliato vedendola illuminata.
Rientro in albergo e il mio zaino non è ancora arrivato, ma arriverà alle 18 ;-)
4/12 VANCOUVER
Stanley Park è a poche centinaia di metri dal mio albergo, purtroppo il tempo anche oggi non è dei migliori!
Giro liberamente, prima tenendomi sulla costa godendomi il paesaggio che mi si presenta aldilà del mare e poi addentrandomi nella folta e verdissima vegetazione. Trovo uno stagno intorno al quale ci sono tantissimi scoiattoli che si muovono furtivamente anche un po’ incuriositi dalla mia presenza.
Nel pomeriggio vado alla stazione degli autobus a ritirare il mio biglietto per andare a Victoria. Mentre sono nei pressi della Roger Arena supero due signore e mi succede una cosa che anche nei giorni scorsi mi è successa spesso: mi sembra che parlino italiano. Lì per lì pendo che sia frutto della mia immaginazione(come già successo ogni volta che ho avuto questa sensazione, erano semplicemente parole con un’assonanza simile a quelle italiane); rallento per farle avvicinare e…stanno parlando in italiano. Mi giro e sorridendo: ”Ma voi parlate in italiano?!” Una delle due, quella che poi si rivelerà meno chiacchierona mi risponde: ”Noi sì e tu?” Ribatto che io SONO italiano! E allora l’altra signora, mentre camminiamo, mi racconta che entrambe vivono a Vancouver da circa cinquant’anni e la storia della sua famiglia. Mi invitano ad andarle a trovare nel loro quartiere dove vivono molte persone di origine italiana. Le saluto e proseguo per la mia strada…
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