Sbattono le palpebre:
sono su di un’isola,
in mezzo al verde:
un verde brillante,
che si confonde
con il blu di un cielo
senza quelle strane e morbide
figure bianche.
La linea dell’orizzonte,
approssimata-sfumata:
si vedono in cielo
solo alcuni uccelli esotici,
che volano liberi e,
mi chiamano
sì pare proprio
vogliano parlare con me,
dirmi quanto
sia bello volare.
Salgo su di una roccia,
bruna, con gli spigoli
morbidi e rotondi.
Mi lascio cadere nel vuoto,
sfioro la calda e dorata
acqua del mare,
ho ancora quella sensazione:
sbattono le palpebre,
ma ora non vedo:
lo spazio, i colori;
il mio sguardo è abbagliato
da una stanza piccola e scura,
in cui sembra manchi l’aria.
Ma è un’ottima roccia
Da cui gettarsi
Nella grandezza della vita.
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